Castel Malgolo. Breve storia di una residenza davvero speciale
Il castello di Malgolo, bellissima residenza fortificata, è certamente uno degli edifici storici più particolari della Val di Non. Tra bosco e meleti questo scenografico palazzo ricorda un luogo da racconti di principesse, re e cavalieri.
Di recente si è parlato molto del castello di Malgolo, la notizia della messa in vendita del palazzo, 2000 metri quadrati, 9 camere da letto e 6 bagni, ha suscitato molta attenzione e molto parlare, come accade sempre quando un bene con certe caratteristiche va sul mercato invece di diventare magari un museo.
Ma si sa che per questo genere di cose i tempi non sono molto favorevoli. Il fenomeno, se così vogliamo chiamarlo, è infatti piuttosto comune. Palazzi storici, ville e castelli sono protagonisti di un mercato tutto particolare con cifre da capogiro.
Di certo c’è che, il castello di Malgolo, per la sua posizione poco distante dalla strada e così facilmente raggiungibile è per molti, anche non abitanti della zona, un luogo conosciuto e amato. Anche se di proprietà privata e quindi non accessibile è un luogo familiare, una bellezza da mostrare agli amici in visita, un protagonista di foto spettacolari o uno sfondo speciale per momenti romantici.
Le notizie storiche di castel Malgolo raccontano come un edificio dalle origini medievali si sia trasformato in un elegante palazzo nei secoli più vicini a noi.
Come in molte altre realtà simili, anche per Malgolo la parte originaria del castello, la più antica, è quella della torre che bisogna immaginare come elemento unico. Doveva essere più bassa dell’attuale e con un solo piccolo edificio costruito in aderenza. Oltre alla torre, originariamente dovevano esserci il pozzo (presumibilmente quello ancora esistente) e una modesta cinta muraria difensiva. Le origini dell’edificio sono dunque da attestarsi tra il 1300 e il 1400.
La località dove si trova il castello si chiama La Torre un nome che compare già nel 1400, quando si rintraccia in un documento vescovile nel quale veniva riconosciuto un acquisto riferito proprio a quel luogo. Il proprietario Ser Nicolò che apparteneva a un ramo della famiglia di castel Malosco, vendeva torre, prato e orto ai fratelli Giroldo e Antonio Concini di Casez.
Secondo le notizie storiche, La Torre, verso la fine del Quattrocento è abitata da un ramo della famiglia nobile dei de Concini di Casez.
Probabilmente, anche se il complesso continuò a chiamarsi Torre, nella metà del Cinquecento si provvede all’ampliamento dei vecchi fabbricati aderenti alla torre e alla costruzione del palazzo vero e proprio. Alla morte dell’ultima de Concini, Bona, la proprietà passò al marito di lei, e quindi alla famiglia de Betta. È proprio un discendente, figlio della seconda moglie del de Betta che, a fine Seicento, viene definito “da castel Malgol” sancendo in modo chiaro il definitivo superamento del nome La Torre.
La proprietà passò poi ai mezzadri Bertoluzza che nel 1870 l’acquistarono da Edoardo de Betta. Nel 1891, castel Malgolo fu comprato dal barone Raffaele Concini de Concin che iniziò un’importante opera di restauro.
Nel 1922 la vedova del Concini de Concin vendette il castello al conte Camillo Premoli di Cremona il quale, con spirito simile a quello del proprietario precedente portò avanti il restauro.
È proprio agli interventi operati tra i due secoli che si deve l’aspetto attuale del castello; un riferimento precedente a questi interventi, che dà la misura dello stato del palazzo a metà ‘800 si trova nel disegno di Johanna von Isser la quale documentò molti castelli trentini e del Tirolo nel corso della prima metà del secolo.
In tempi più recenti, pare che i de Concini siano di nuovo tornati proprietari del castello, almeno fino al proprietario che verrà.
Il castello di Malgolo si trova nei pressi della
strada statale 43d che dal bivio di Dermulo porta verso la Mendola
nel tratto che collega Romeno all’abitato di Malgolo.
A 45 km da Trento e 38 km da Bolzano.
Credits: per l’immagine di copertina e la seconda immagine del testo D. Calamai, per la prima, terza e quarta immagine del testo Fabio Bartolini