4 cose da sapere sul tarassaco o dente di leone
Un’erba spontanea che cresce nei prati in tantissime zone d’Italia, il tarassaco o dente di leone è una pianta commestibile con molte proprietà.
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Con l’arrivo della primavera tutti i prati della Val di Non sono invasi dal bellissimo e intenso giallo dei fiori di dente di leone, una pianta che fa bene ed è molto usata in cucina in Trentino. Da sempre infatti, in tutto l’arco alpino, si usa raccogliere questa piccola erba selvatica e usarla in cucina preparando molte ricette. Ma prima di capire come gustarne il sapore, scopriamo qualche curiosità su quest’erba così particolare.
Tutti i nomi del dente di leone
Cresce dappertutto in Italia, per questo tutti lo conoscono ma quasi nessuno lo chiama con il suo vero nome, che sarebbe per l’appunto tarassaco.
Tra i suoi tanti nomi il più comune è sicuramente dente di leone, in Val di Non anche chiamato dente di cane (in dialetto dentinchàgn), per la forma dentellata delle foglie. Ma viene anche detto piscialetto, per le sue proprietà diuretiche, o cicoria dei prati o cicoria selvatica, da non confondere con la cicoria comune che fa invece piccoli fiori color celeste.
Un altro nome molto diffuso è soffione, per quelle sue bolle pelose (che sarebbero le infruttescenze della pianta) che tutti almeno una volta abbiamo raccolto per soffiarne via i semi insieme alla speranza che si avverasse un desiderio.
Le proprietà del tarassaco
Non è solo un modo originale per stupire i vostri ospiti a cena, il tarassaco ha anche tante proprietà che fanno bene al nostro corpo. Conosciuto come pianta medicinale già dall’antichità, ha proprietà digestive e diuretiche quindi molto indicato se fate una dieta depurativa. Fa bene al fegato ed è ricco di vitamina C, ma anche di ferro e potassio. Con tutte le parti della pianta, fiori, foglie e radici, vengono spesso preparati tisane, infusi e decotti.
Le radici di tarassaco e cicoria macinate possono essere usate per realizzare una bevanda dal gusto amaro. Se ne ricorderanno di certo molti nonni, era quel che si beveva in montagna e nelle campagne come sostituto del caffè.
Raccogliere il tarassaco
Il nostro consiglio, come sempre quando si tratta di raccogliere erbe spontanee, è di non improvvisarsi raccoglitori se non si è sicuri di conoscere bene la pianta. C’è sempre il pericolo di raccogliere qualche erba o fiore velenoso, quindi state sempre molto attenti! Le prime volte fatevi accompagnare da qualcuno esperto, in modo da imparare a riconoscere il tarassaco con sicurezza.
Il tarassaco si raccoglie solitamente prima che fiorisca, cioè prima che i prati si riempiano di quei bellissimi fiori gialli. Se volete farlo in insalata, meglio raccogliere i ciuffetti quando sono ancora piccoli, le foglie saranno più tenere. Se l’intenzione è di stufarlo, potete scegliere anche piante leggermente più grandi, ma sempre prima che si formi il fiore.
Il periodo migliore per raccogliere il tarassaco va da febbraio ad aprile, a seconda dell’altitudine. Si trova di solito nei prati, se possibile meglio prediligere luoghi lontano dalle strade. Per raccoglierlo si può usare un piccolo coltello, con cui si “scava” attorno alla radice. Prima di metterlo in un cestino o in un sacchetto, meglio scrollare via il grosso del terriccio attaccato alla radice.
Come cucinare il tarassaco
Prima di utilizzare il tarassaco in cucina, è bene lavarlo con cura. Consigliamo di togliere il grosso del terriccio già durante la raccolta, poi è bene metterlo in ammollo nell’acqua e sciacquarlo più volte per eliminare polvere e residui di terra.
Il tarassaco è ottimo in insalata, la nonna lo prepara sempre con pancetta e uova sode. Ma si usa anche aggiungerlo all’impasto dei canederli, oppure stufarlo in padella. Qui il nostro articolo con consigli e idee: Come cucinare il tarassaco